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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi 2010-01-21

giornata della legalità: "su Rosarno ognuno ha la sua responsabilità"

Napolitano a Reggio Calabria

Trovata auto con armi ed esplosivo

Era vicino all'aeroporto, all'interno due fucili e pistole.

Ma l'episodio non sarebbe da collegare alla visita

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

40° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

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Il Mio Pensiero:

 

 

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2010-01-22

22 Gennaio 2010

CRONACA

Reggio Calabria, un arresto

per l'auto piena di esplosivo

I carabinieri hanno arrestato per favoreggiamento il carrozziere che ieri aveva denunciato il furto dell'auto sulla quale ieri - in occasione della visita del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - era stato trovato dell'esplosivo. L'auto, secondo quanto si apprende, si trovava nell'officina del carrozziere da diversi giorni. L'uomo ne aveva denunciato il furto in mattinata, un'ora e mezza prima del ritrovamento. Gli investigatori ritengono che il carrozziere - persona considerata contigua alle cosche - avesse prestato la macchina per un'azione criminale che non avrebbe nulla a che vedere con la visita del capo dello Stato a Reggio.

L'auto sarebbe poi stata frettolosamente abbandonata perché la zona stava per essere sottoposta ai controlli per l'arrivo di Napolitano. Il proprietario dell'auto risulta al momento ignaro di quanto era accaduto al suo veicolo.

L'arrestato è Francesco Nocera, di 45 anni, presunto affiliato alla cosca Ficarra-Latella della 'ndrangheta. Nocera e' accusato di favoreggiamento personale con l'aggravante delle modalità mafiose. Secondo i carabinieri, a carico di Nocera è emerso un "quadro indiziario grave, univoco e concordante in ordine al reato di favoreggiamento personale aggravato". In particolare, Nocera avrebbe omesso di riferire circostanze che avrebbero dato la possibilità di identificare le persone che avevano collocato l'auto con l'esplosivo.

CARABINIERI: AUTO PRONTA PER AZIONE 'NDRANGHETA - Le armi e i due ordigni che erano sull'automobile trovata ieri dai carabinieri lungo una via distante circa 500 metri dal percorso seguito dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della sua visita a Reggio Calabria dovevano servire "per un'azione delittuosa di tipica matrice 'ndranghetistica interrotta dalla consistente presenza di forze dell'ordine in quella zona".

E' quanto ha riferito il Comando provinciale di Reggio Calabria dei carabinieri. Sulla vettura, una Fiat Marea di colore nero, parcheggiata lungo via Ravagnese, sono state trovate armi (due pistole e due fucili) e due bombe dotate di miccia, insieme a due litri di gasolio, tre passamontagna e guanti in lattice. L'autovettura, aperta perché le sicure non erano inserite, con il finestrino lato guida abbassato di circa dieci centimetri, con i tergicristalli fermi in posizione intermedia e chiavi non inserite, era stata abbandonata, secondo gli investigatori, in maniera frettolosa in una zona ove sono operative cosche della 'ndrangheta.

Le armi erano con il colpo in canna e gli ordigni erano pronti all'uso per un'azione delittuosa. Il furto dell'autovettura era stato denunciato lo stesso giorno da Francesco Nocera, titolare dell'officina Eurofficina. Nocera ha riferito nella denuncia, presentata presso gli uffici del comando Stazione Carabinieri di Reggio Calabria Rione Modena, di aver subito il furto del veicolo, nella stessa mattinata, dopo averlo parcheggiato in piazza Garibaldi. Oltre alla potenzialità delle armi rinvenute ed alle modalità del loro approntamento, a dare una chiara connotazione 'ndranghetista della vicenda, riferiscono ancora i carabinieri, concorrono sia la personalita' di Nocera, sia i suoi rapporti con esponenti della criminalità organizzata locale.

 

 

 

 

 

21 Gennaio 2010

REGGIO CALABRIA

Immigrazione, Napolitano:

"Mai più un'altra Rosarno"

Episodi come quello di Rosarno non devono ripetersi e sul tema dell'immigrazione occorre garantire integrazione e legalità. È quanto ha dichiarato oggi il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che accogliendo l'invito del ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Mariastella Gelmini, ha partecipato alla Giornata della Legalità "Insieme per non dimenticare" promossa dalle Consulte Provinciali degli Studenti della Calabria e svoltasi al liceo artistico Mattia Preti di Reggio Calabria.

"A Rosarno sono accadute cose pesanti, una situazione che ha mostrato il peggio che poteva essere accumulato nell'anima della gente del posto e degli immigrati. Ma attenzione a parlare di razzismo, respingiamo pregiudizi e luoghi comuni", ha detto il capo dello Stato riferendosi alla cittadina calabrese teatro di violenze tra residenti ed extracomunitari, che si sono poi trasferiti in massa.

"Ci vuole ordine e legalità nel mercato del lavoro per avere sviluppo e nello stesso tempo si deve lottare contro la criminalità per farsi portavoce di principi di tolleranza e integrazione", ha detto Napollitano, precisando che sul fenomeno immigrazione "dobbiamo garantire flussi di immigrati regolari e quello che è successo a Rosarno non deve più ripetersi".

Nel corso della visita a Reggio Calabria, il capo dello Stato ha incontrato i rappresentanti delle istituzioni territoriali e degli organi dello Stato operanti nella regione, esprimendo solidarietà alla procura della Repubblica, di recente oggetto di un attentato intimidatorio. Ed a proposito della criminalità organizzata locale, ha affermato che "la 'ndrangheta è il nemico principale del futuro dei giovani".

Nel corso di una cerimonia, il ministro Gelmini e Piero Grasso, procuratore nazionale antimafia, hanno ricordato il sacrificio di magistrati uccisi dalla mafia come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Antonino Scopelliti, uccisi dalla criminalità. Il ministro Gelmini ha anche annunciato che 200 immobili confiscati alla malavita organizzata sono stati assegnati alle scuole.

 

 

 

 

2010-01-21

giornata della legalità: "su Rosarno ognuno ha la sua responsabilità"

Napolitano in visita a Reggio Calabria

Trovata auto con armi e due ordigni

Era vicino all'aeroporto, all'interno due fucili e pistole.

I carabinieri: non è collegata alla visita del presidente

L'auto con armi e ordini trovata dai carabinieri vicino all'aeroporto di Reggio Calabria (Cufari)

L'auto con armi e ordini trovata dai carabinieri vicino all'aeroporto di Reggio Calabria (Cufari)

REGGIO CALABRIA - Allarme a Reggio Calabria durante la visita del presidente Napolitano: a circa 400 metri all'aeroporto, in via Ravagnese, è stata trovata alle 12.30 un'auto con dentro armi e due ordigni rudimentali. In quel momento il capo dello Stato era proprio nello scalo e si accingeva a ripartire, cosa avvenuta senza problemi e nell'orario previsto. L'auto, una Fiat Marea nera, non era parcheggiata lungo il percorso presidenziale e i carabinieri, che l'hanno individuata dopo una segnalazione, escludono che l'episodio sia da collegare alla presenza di Napolitano.

ARSENALE NELL'AUTO - La Marea, rubata giorni fa a Reggio, era parcheggiata correttamente ma con gli sportelli non chiusi a chiave e un finestrino semi tirato giù. Dentro c'erano due fucili semiautomatici da caccia calibro 12 con le canne tagliate, due pistole (una calibro 7.65 e una 38 a tamburo) nascoste sotto il sedile del guidatore, tre passamontagna verdi e due ordigni rudimentali: uno composto da un tubo lungo una trentina di centimetri e largo 12 e un altro di 15 centimetri per 12, collegati con una miccia a lenta combustione. Nel bagagliaio c'era una tanica da due litri con liquido infiammabile cui erano attaccati fiammiferi antivento. Secondo i carabinieri, l'arsenale poteva essere destinato a compiere rapine e non è escluso che l'auto potesse essere stata trasformata in deposito per consentire ai criminali di prendere armi e ordigni poco prima di compiere l'azione. Il materiale passa al vaglio degli specialisti del Ris che dovranno verificare se sia possibile estrarre tracce di dna dai passamontagna.

"SITUAZIONE DIFFICILE" - "Il ritrovamento dell'auto con esplosivo conferma la situazione di difficoltà che si sta vivendo a Reggio Calabria - ha commentato il procuratore Giuseppe Pignatone -. I carabinieri hanno avviato le indagini e a breve contiamo di ottenere maggiori elementi di valutazione per capirne di più. Ringrazio il presidente della Repubblica per la solidarietà espressa e per il suo appello a mobilitarsi contro la 'ndrangheta rivolto a tutte le coscienze, in Calabria e fuori"

LE VIOLENZE DI ROSARNO - In occasione della giornata della legalità, Giorgio Napolitano a Reggio ha parlato del caso Rosarno sottolineando che per governare il fenomeno dell'immigrazione ed evitare scoppi di violenza occorrono "ordine e legalità", bisogna garantire i flussi di ingresso legale e lavorare per una effettiva integrazione degli immigrati, che è compito degli enti locali "ai quali lo Stato deve fornire risorse sufficienti". Il presidente ha definito "molto positivo" l'impegno dimostrato dal governo "in questi giorni" per fronteggiare questi fenomeni e quelli legati alla criminalità organizzata.

IMPRENDITORI E SINDACATI - Quindi un invito al mondo imprenditoriale e a quello sindacale a "lottare contro la criminalità e l'intolleranza, si cui possono fare molto insieme alla società". Il capo dello Stato, che ha ricevuto in prefettura i vertici della magistratura, delle istituzioni e delle organizzazioni impegnate contro il crimine organizzato, ha voluto sottolineare come "ci siano segni confortanti". Nella lotta alla 'ndrangheta, ha detto Napolitano, "stiamo assistendo a una pagina nuova".

LOTTA ALLA 'NDRANGHETA - Per quanto riguarda invece i fatti di Rosarno sottolinea che "tutti avremmo dovuto prevenire quanto è successo e ciascuno ha la sua responsabilità". Quanto è accaduto ha tirato fuori il peggio di ognuno, ma "guai a pensare che gli immigrati portano violenza e che i cittadini di Rosarno sono razzisti". La Calabria è una regione "difficile e sfortunata, che deve mobilitarsi di più, ma non possiamo abbandonare i calabresi al pregiudizio, né possiamo rimanere in semplice attesa". Questo il cuore dell'intervento di Napolitano, che ha ribadito il "pieno sostegno alla magistratura che si sta battendo con intelligenza e professionalità".

IMMIGRATI FERITI - Al termine del suo intervento, Napolitano ha incontrato a Reggio tre degli immigrati rimasti feriti durante gli scontri a Rosarno, accompagnato dal presidente della Calabria Agazio Loiero. Era stato proprio Loiero a sollecitare l'incontro. "Richiesta - spiega una nota della Regione - che il presidente Napolitano ha accolto con grande disponibilità". Il presidente ha parlato a lungo con gli immigrati informandosi delle loro condizioni di salute e della loro situazione.

Redazione online

21 gennaio 2010

 

 

 

 

21 Gennaio 2010

REGGIO CALABRIA

Immigrazione, Napolitano:

"Mai più un'altra Rosarno"

Episodi come quello di Rosarno non devono ripetersi e sul tema dell'immigrazione occorre garantire integrazione e legalità. È quanto ha dichiarato oggi il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che accogliendo l'invito del ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Mariastella Gelmini, ha partecipato alla Giornata della Legalità "Insieme per non dimenticare" promossa dalle Consulte Provinciali degli Studenti della Calabria e svoltasi al liceo artistico Mattia Preti di Reggio Calabria.

"A Rosarno sono accadute cose pesanti, una situazione che ha mostrato il peggio che poteva essere accumulato nell'anima della gente del posto e degli immigrati. Ma attenzione a parlare di razzismo, respingiamo pregiudizi e luoghi comuni", ha detto il capo dello Stato riferendosi alla cittadina calabrese teatro di violenze tra residenti ed extracomunitari, che si sono poi trasferiti in massa.

"Ci vuole ordine e legalità nel mercato del lavoro per avere sviluppo e nello stesso tempo si deve lottare contro la criminalità per farsi portavoce di principi di tolleranza e integrazione", ha detto Napollitano, precisando che sul fenomeno immigrazione "dobbiamo garantire flussi di immigrati regolari e quello che è successo a Rosarno non deve più ripetersi".

Nel corso della visita a Reggio Calabria, il capo dello Stato ha incontrato i rappresentanti delle istituzioni territoriali e degli organi dello Stato operanti nella regione, esprimendo solidarietà alla procura della Repubblica, di recente oggetto di un attentato intimidatorio. Ed a proposito della criminalità organizzata locale, ha affermato che "la 'ndrangheta è il nemico principale del futuro dei giovani".

Nel corso di una cerimonia, il ministro Gelmini e Piero Grasso, procuratore nazionale antimafia, hanno ricordato il sacrificio di magistrati uccisi dalla mafia come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Antonino Scopelliti, uccisi dalla criminalità. Il ministro Gelmini ha anche annunciato che 200 immobili confiscati alla malavita organizzata sono stati assegnati alle scuole.

 

CORRIERE della SERA

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2010-01-22

La proposta della componente della commissione antimafia Angela Napoli

Auto con armi: un arresto a Reggio

Il Pdl: "Più militari in città"

Si tratta del carrozziere, vicino alla 'ndrangheta, che ha denunciato il furto della macchina

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L'auto con armi e ordini trovata dai carabinieri vicino all'aeroporto di Reggio Calabria (Cufari)

L'auto con armi e ordini trovata dai carabinieri vicino all'aeroporto di Reggio Calabria (Cufari)

REGGIO CALABRIA - Per i carabinieri non c'è stata nessuna intimidazione, nessuna sfida allo Stato. Di diverso avviso il Procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso.

L'auto-arsenale ritrovata a Reggio Calabria giovedì poco dopo le 12,30, in via Ravagnese, nei pressi dell'aeroporto, era stata abbandonata per la massiccia presenza delle forze dell'ordine che controllavano il territorio in occasione della presenza nella città dello Stretto del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. È quanto emerge dalle indagini dei carabinieri del comando provinciale, che hanno lavorato incessantemente per tuta la notte, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia e che venerdì mattina hanno arrestato un meccanico, Francesco Nocera, 46 anni, già noto alle forze dell'ordine, con l'accusa di favoreggiamento nei confronti di associati ad organizzazioni criminali. L'auto e l'arsenale ritrovato servivano probabilmente per qualche azione intimidatorio nell'ambito del racket delle estorsioni.

GRASSO: "INTIMIDAZIONE" - "L'auto con l'esplosivo ritrovata a Reggio Calabria non sembrava pronta a esplodere ma, piuttosto a intimidire anche perché è stata piazzata durante un grande spiegamento di forze dell'ordine per la visita a Reggio Calabria del capo dello Stato. Come a dire "guardate cosa riusciamo a fare proprio sotto i vostri occhi". Lo ha detto il Procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, parlando nel corso della prima "lezione" al seminario sulle mafie nel terzo millennio, destinato ai giornalisti, e organizzato dalla stampa romana. Secondo Grasso questa intimidazione è una "fibrillazione della 'ndrangheta, una reazione nervosa alla cattura di latitanti e all'aggressione dei beni mafiosi come il sequestro del Cafè de Paris a Roma". Il Procuratore nazionale antimafia ha chiarito: "Certamente non parlerei di una reazione dettata dalla paura, ma senz'altro di una sofferenza per la lotta che lo Stato sta conducendo nei confronti dei clan". Grasso ha ricordato però che "non bisogna dimenticare anche le altre mafie e occorre saper dosare l'utilizzo delle forze di contrasto, sul territorio, che non bastano mai".

L'ARRESTATO - Francesco Nocera, presunto affiliato alla cosca Ficarra-Latella della 'ndrangheta, è il carrozziere che giovedì aveva denunciato il furto dell'auto. L'uomo è accusato di favoreggiamento personale con l'aggravante delle modalità mafiose. Secondo i carabinieri, a carico di Nocera è emerso un "quadro indiziario grave, univoco e concordante in ordine al reato di favoreggiamento personale aggravato". In particolare, Nocera avrebbe omesso di riferire circostanze che avrebbero dato la possibilità di identificare le persone che avevano collocato l'auto con l'esplosivo. La macchina si trovava nell'officina del carrozziere da diversi giorni. Il carrozziere ne aveva denunciato il furto un'ora e mezza prima del ritrovamento. Gli investigatori ritengono che il Nocera - persona considerata contigua alle cosche - avesse prestato la macchina per un'azione criminale che non avrebbe nulla a che vedere con la visita del capo dello Stato a Reggio. L'auto sarebbe poi stata frettolosamente abbandonata perché la zona stava per essere sottoposta ai controlli per l'arrivo di Napolitano. Il proprietario dell'auto risulta al momento ignaro di quanto era accaduto al suo veicolo.

L'ESERCITO - Nel frattempo Angela Napoli, parlamentare pdl e componente della Commissione antimafia, propone l'invio dell'esercito in città. "Il ritrovamento a Reggio Calabria giovedì dell'automobile un vero arsenale bellico propone la possibilità di letture diversificate, ma sicuramente è l'immagine della potente e pericolosa dotazione con la quale la 'ndrangheta riesce a minare la sicurezza dell'intero territorio. Per tale motivo accanto alle encomiabili attività che Governo, magistratura e forze dell'ordine calabresi stanno portando avanti, sono convinta che servirebbe l'immediato invio nella città di Reggio Calabria di un elevato numero di militari".

BONAIUTI - Anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio e portavoce del premier, Paolo Bonaiuti, al "Caffè" di Sky Tg 24 vuole un maggiore impegno del governo: "Le indagini sono ancora in corso. Certo quello che è accaduto a Reggio Calabria è inquietante, perché fa seguito anche agli esplosivi che furono fatti esplodere davanti alla Procura giorni fa. Occorre aspettare, ora, lo sviluppo delle indagini". "Il peso del crimine organizzato - continua Bonaiuti - viene duramente combattuto dal nostro governo che ha fatto quanto nessun governo ha mai fatto prima. Otto esponenti della criminalità organizzata vengono arrestati ogni giorno. Oltre a questo, vengono confiscati e sequestrati beni. Dobbiamo intensificare, Fare ancora di più".

Redazione online

22 gennaio 2010

 

 

 

 

giornata della legalità: "su Rosarno ognuno ha la sua responsabilità"

Napolitano in visita a Reggio Calabria

Trovata auto con armi e due ordigni

Era vicino all'aeroporto, all'interno due fucili e pistole.

Gli esperti: "Possibile intimidazione contro lo Stato"

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Reggio Calabria, bomba esplode davanti alla Procura generale (3 gennaio 2010)

L'auto con armi e ordini trovata dai carabinieri vicino all'aeroporto di Reggio Calabria (Cufari)

L'auto con armi e ordini trovata dai carabinieri vicino all'aeroporto di Reggio Calabria (Cufari)

REGGIO CALABRIA - Allarme a Reggio Calabria durante la visita del presidente Napolitano: a circa 400 metri all'aeroporto, in via Ravagnese, è stata trovata in tarda mattinata un'auto con dentro armi e due ordigni rudimentali. In quel momento il capo dello Stato era proprio nello scalo e si accingeva a ripartire per Roma, cosa avvenuta senza problemi e nell'orario previsto. L'auto, una Fiat Marea nera, non era parcheggiata lungo il percorso presidenziale e i carabinieri, che l'hanno individuata dopo una segnalazione, escludono che l'episodio sia da collegare alla presenza di Napolitano.

POSSIBILE INTIMIDAZIONE - Ma con il passare delle ore è emersa un'altra possibile ricostruzione. Secondo fonti investigative dell'Antimafia, riportate dall'agenzia Ansa, la macchina "fatta trovare su segnalazione di una fonte confidenziale, proprio quando Reggio Calabria era presidiata dagli uomini delle forze dell'ordine per la visita del presidente Napolitano, potrebbe essere un segnale di minaccia e intimidazione nei confronti dello Stato". Si tratterebbe - spiegano - di "una sorta di crisi di nervi della 'ndrangheta che, comunque, anche se non ha ancora deciso di alzare il tiro, manda un messaggio: non intendiamo fermarci di fronte all'azione di contrasto messa in campo dal governo, dalla magistratura, dalle forze di polizia". A sostegno di questa analisi ci sarebbero diversi elementi - proseguono le fonti - come il fatto che la macchina sia stata rubata proprio giovedì mattina, circostanza che esclude l'ipotesi della rapina; inoltre "il ritrovamento di una tanica di benzina con micce ed esplosivi fa chiaramente pensare all'intimidazione, e la telefonata della fonte confidenziale è il gesto di sfida di chi vuol far sapere "vedete, riusciamo a piazzarvi sotto il naso una macchina con esplosivo nonostante tutta la città sia presidiata da poliziotti, carabinieri e finanzieri". Forse in un primo momento si è voluto minimizzare questo ritrovamento per non ammettere che nel sistema di sicurezza qualche smagliatura c'è stata".

DDA: ATTREZZI PER ESTORSIONE - Tesi che si pone in netta antitesi con quella sostenuta dalla Dda di Reggio Calabria. Secondo il procuratore aggiunto Nicola Gratteri, magistrato esperto nella lotta contro la 'ndrangheta, "il ritrovamento dell'automobile non è assolutamente un segnale lanciato alle istituzioni. Se qualcuno avesse voluto attuare un'azione in tal senso, l'automobile sarebbe stata lasciata davanti a un ufficio pubblico o giudiziario. In realtà quelli nell'auto erano soltanto attrezzi per attuare un'intimidazione collegata, presumibilmente, a un tentativo di estorsione. Nulla di più". I carabinieri, che hanno avviato le indagini, riferiscono che l'esplosivo sarebbe potuto servire per un attentato di matrice estorsiva da compiere contro un imprenditore o un commerciante.

"SITUAZIONE DIFFICILE" - In ogni caso a Reggio Calabria la situazione è tesa. E il capo della procura Giuseppe Pignatone la commenta così: "Qualunque sia la verità che si cela dietro il rinvenimento dell'auto-arsenale noi magistrati continueremo a fare il nostro lavoro. Reggio sta vivendo una situazione di difficoltà. Comunque siamo in attesa di avere maggiori dettagli sulla vicenda dai carabinieri: solo così potremo inquadrare meglio l'episodio". Per il segretario del Partito repubblicano, il reggino Francesco Nucara, si tratta di un "segnale che la 'ndrangheta dà allo Stato della sua presenza sul territorio. Davanti a questo atto dimostrativo lo Stato deve assicurare una guerra totale alla criminalità organizzata". Per Vannino Chiti (Pd), vicepresidente del Senato, l'episodio "ci richiama al fatto che la difesa della legalità e la lotta a tutte le organizzazioni criminali devono essere il primo obiettivo delle forze politiche. Dobbiamo essere vicini alla magistratura, alle forze dell'ordine, agli amministratori e a tutti i cittadini".

L'ARSENALE NELL'AUTO - La Marea, risultata rubata poche ore prima a Reggio, era parcheggiata correttamente ma con gli sportelli non chiusi a chiave e un finestrino semi tirato giù. Dentro c'erano due fucili semiautomatici da caccia calibro 12 con le canne tagliate, due pistole (una calibro 7.65 e una 38 a tamburo) nascoste sotto il sedile del guidatore, tre passamontagna verdi e due ordigni rudimentali: uno composto da un tubo lungo una trentina di centimetri e largo 12 e un altro di 15 centimetri per 12, collegati con una miccia a lenta combustione. Nel bagagliaio c'era una tanica da due litri con liquido infiammabile cui erano attaccati fiammiferi antivento. Il materiale è ora passato al vaglio degli specialisti del Ris che dovranno verificare se sia possibile estrarre tracce di dna dai passamontagna.

LE VIOLENZE DI ROSARNO - In occasione della giornata della legalità, Giorgio Napolitano a Reggio ha parlato di lotta alla criminalità prendendo spunto dai recenti scontri a Rosarno. Ha sottolineato che per governare il fenomeno dell'immigrazione ed evitare scoppi di violenza occorrono "ordine e legalità", bisogna garantire i flussi di ingresso legale e lavorare per una effettiva integrazione degli immigrati, che è compito degli enti locali "ai quali lo Stato deve fornire risorse sufficienti". Il presidente ha definito "molto positivo" l'impegno dimostrato dal governo in tal senso.

IMPRENDITORI E SINDACATI - Quindi un invito al mondo imprenditoriale e a quello sindacale a "lottare contro la criminalità e l'intolleranza, si cui possono fare molto insieme alla società". Il capo dello Stato, che ha ricevuto in prefettura i vertici della magistratura, delle istituzioni e delle organizzazioni impegnate contro il crimine organizzato, ha voluto sottolineare come "ci siano segni confortanti". Nella lotta alla 'ndrangheta, ha detto Napolitano, "stiamo assistendo a una pagina nuova".

"A OGNUNO LA SUA RESPONSABILITÀ" - Per quanto riguarda invece i fatti di Rosarno sottolinea che "tutti avremmo dovuto prevenire quanto è successo e ciascuno ha la sua responsabilità". Quanto è accaduto ha tirato fuori il peggio di ognuno, ma "guai a pensare che gli immigrati portano violenza e che i cittadini di Rosarno sono razzisti". La Calabria è una regione "difficile e sfortunata, che deve mobilitarsi di più, ma non possiamo abbandonare i calabresi al pregiudizio, né possiamo rimanere in semplice attesa". Questo il cuore dell'intervento di Napolitano, che ha ribadito il "pieno sostegno alla magistratura che si sta battendo con intelligenza e professionalità".

IMMIGRATI FERITI - Al termine del suo intervento, Napolitano ha incontrato a Reggio tre degli immigrati rimasti feriti durante gli scontri a Rosarno, accompagnato dal presidente della Calabria Agazio Loiero. Era stato proprio Loiero a sollecitare l'incontro. "Richiesta - spiega una nota della Regione - che il presidente Napolitano ha accolto con grande disponibilità". Il presidente ha parlato a lungo con gli immigrati informandosi delle loro condizioni di salute e della loro situazione.

Redazione online

21 gennaio 2010

 

 

2010-01-21

giornata della legalità: "su Rosarno ognuno ha la sua responsabilità"

Napolitano a Reggio Calabria

Trovata auto con armi ed esplosivo

Era vicino all'aeroporto, all'interno due fucili e pistole. Ma l'episodio non sarebbe da collegare alla visita

REGGIO CALABRIA - Allarme a Reggio Calabria durante la visita del presidente Napolitano: vicino all'aeroporto, in via Ravagnese, è stata trovata un'auto con dentro armi ed esplosivo. La scoperta è stata fatta durante i pattugliamenti predisposti per la visita del capo dello Stato, ma l'episodio non sarebbe da collegare alla sua presenza: una banda di criminali si è forse sentita in pericolo proprio per la eccezionale presenza di forze dell'ordine. Nell'auto, una Fiat Marea di colore scuro, c'erano due fucili a canne mozze, due pistole (una a tamburo e una semi automatica), esplosivo, benzina e dei passamontagna. Quando l'arsenale è stato individuato, Napolitano era proprio in aeroporto: la sua partenza è comunque avvenuta nell'orario previsto.

ROSARNO - In occasione della giornata della legalità, Napolitano ha parlato del caso Rosarno sottolineando che per governare il fenomeno dell'immigrazione ed evitare scoppi di violenza occorrono "ordine e legalità", bisogna garantire i flussi di ingresso legale e lavorare per una effettiva integrazione degli immigrati, che è compito degli enti locali "ai quali lo Stato deve fornire risorse sufficienti". Il presidente ha definito "molto positivo" l'impegno dimostrato dal governo "in questi giorni" per fronteggiare questi fenomeni e quelli legati alla criminalità organizzata.

APPELLO - Quindi un invito al mondo imprenditoriale e a quello sindacale a "lottare contro la criminalità e l'intolleranza, si cui possono fare molto insieme alla società". Il capo dello Stato, che ha ricevuto in prefettura i vertici della magistratura, delle istituzioni e delle organizzazioni impegnate contro il crimine organizzato, ha voluto sottolineare come "ci siano segni confortanti". Nella lotta alla 'ndrangheta, ha detto Napolitano, "stiamo assistendo a una pagina nuova".

'NDRANGHETA - Per quanto riguarda invece i fatti di Rosarno sottolinea che "tutti avremmo dovuto prevenire quanto è successo e ciascuno ha la sua responsabilità". Quanto è accaduto ha tirato fuori il peggio di ognuno, ma "guai a pensare che gli immigrati portano violenza e che i cittadini di Rosarno sono razzisti". La Calabria è una regione "difficile e sfortunata, che deve mobilitarsi di più, ma non possiamo abbandonare i calabresi al pregiudizio, né possiamo rimanere in semplice attesa". Questo il cuore dell'intervento di Napolitano, che ha ribadito il "pieno sostegno alla magistratura che si sta battendo con intelligenza e professionalità".

Redazione online

21 gennaio 2010

 

 

REPUBBLICA

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2010-01-22

I carabinieri fermano Francesco Nocera, considerato vicino alla cosca Ficarra-Latella

L'uomo aveva denunciato il furto della vettura un'ora e mezzo prima del ritrovamento

Auto con armi a Reggio Calabria

arrestato un carrozziere

Auto con armi a Reggio Calabria arrestato un carrozziere

REGGIO CALABRIA - I carabinieri hanno arrestato per favoreggiamento il carrozziere che ieri aveva denunciato il furto dell'auto sulla quale ieri - in occasione della visita del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - era stato trovato dell'esplosivo. Si tratta di Francesco Nocera, di 45 anni, presunto affiliato alla cosca Ficarra-Latella della 'ndrangheta. Nocera e' accusato di favoreggiamento personale con l'aggravante delle modalità mafiose.

Secondo i carabinieri, a carico di Nocera è emerso un "quadro indiziario grave, univoco e concordante in ordine al reato di favoreggiamento personale aggravato". In particolare, Nocera non avrebbe date informazione sulle persone che hanno collocato l'auto con l'esplosivo.

Ancora da chiarire le modalità del ritrovamento dell'automobile. Secondo la versione dei carabinieri, l'auto è stata trovata nel corso dei controlli effettuati in relazione alla visita dal Capo dello Stato. Da fonti della Dda di Reggio Calabria, invece, si apprende che l'automobile è stata trovata grazie ad una segnalazione anonima giunta ai carabinieri. La macchina, secondo quanto si apprende, si trovava nell'officina di Nocera da diversi giorni. L'uomo ne aveva denunciato il furto in mattinata, un'ora e mezza prima del ritrovamento. Gli investigatori ritengono che il carrozziere avesse prestato la macchina per un'azione criminale che non avrebbe nulla a che vedere con la visita del capo dello Stato.

Ma per il procuratore aggiunto della Direzione Nazionale Antimafia, Enzo Macrì, il ritrovamento dell'auto non si può non collegare con la visita di Napolitano. "Secondo me tutti gli episodi avvenuti dal 3 gennaio in poi, data dell'attentato alla Procura Generale di Reggio Calabria, secondo me hanno una logica comune e bisogna capire qual'è questa logica - dice il procuratore - Ritengo che l'abbandono di questa macchina con l'arsenale di armi ed esplosivo non può non essere collegato alla presenza del Capo dello Stato. Ritengo estremamente improbabile che si sia trattato di una coincidenza. Quanto al significato che può avere questo gesto ritengo che sia un poco più complicato da individuare perchè bisogna approfondire molte cose'

(22 gennaio 2010) Tutti gli articoli di Cronaca

 

 

 

 

 

 

La prima mafia d'Italia vuole ricordare chi comanda qui di chi sono queste terre

Si teme che i boss vogliano fare della Calabria una Sicilia degli anni '80

La 'ndrangheta avvisa lo Stato

e ora si teme l'effetto Palermo

dal nostro inviato ATTILIO BOLZONI

La 'ndrangheta avvisa lo Stato e ora si teme l'effetto Palermo

L'auto con esplosivo trovata a Reggio Calabria

REGGIO CALABRIA - La prima mafia d'Italia non vuole perdere le sue proprietà: la città di Reggio, la piana di Gioia Tauro, la Locride, Rosarno, Palmi, tutta la Calabria. La prima mafia d'Italia vuole ricordare chi è che comanda ancora in queste terre. E lo manda a dire con un'auto abbandonata, un'auto piena di armi sulla strada dove stava passando il corteo presidenziale. È un segnale, un altro messaggio che annuncia la sfida, la guerra. Qualcuno, quaggiù, ha ormai paura che i boss vogliano fare della Calabria una Sicilia degli Anni Ottanta. Un inferno.

Quell'auto, con i suoi fucili a canne mozze e i suoi ordigni grezzi, è stata messa lì apposta per farla ritrovare. Un atto "dimostrativo". Forse un ultimo tentativo di trattativa con quello Stato che, all'improvviso, si è rivisto a Reggio dopo quaranta o cinquant'anni. Tira un'aria infame qui in Calabria. Basta mettere in fila gli appuntamenti della settimana per spiegare cosa sta accadendo in questa regione, che la 'Ndrangheta considerava il regno suo e dove lo Stato era sempre sceso a patti. Lunedì sono sbarcati il ministro degli Interni Maroni e il capo della polizia Manganelli. Martedì è arrivato il ministro della Giustizia Alfano. Ieri la visita del Presidente Napolitano. Oggi una commissione del Consiglio superiore della Magistratura sarà in ricognizione nel distretto di Corte d'Appello. Troppo. È il "caso Calabria" che è diventato un affaire nazionale per la prima volta.

Troppo per le 143 famiglie abituate a spadroneggiare dal Pollino fino allo Stretto, troppo per quella mafia politica che succhia fondi comunitari, troppo anche per quei galantuomini dei Cordì o dei Morabito o dei Molè. Fino all'altro ieri vivevano come califfi, ogni tanto un carico di stupefacenti perduto (spesso con accordo sbirresco) e poi l'impunità totale e perenne. Processi aggiustati, testimoni muti, magistrati timorosi o imbeccati. Mai un'inchiesta sulle contiguità, sui colletti bianchi o grigi, sul vero potere di Reggio.

 

La prima mafia d'Italia vuole continuare a esistere indisturbata come ha sempre fatto. La 'Ndrangheta non vuole farsi processare. Ecco perché quell'auto è stata abbandonata lì, sulla strada per l'aeroporto. Venti giorni fa, l'altra bomba. L'esplosivo alla procura generale di Reggio. Un altro ordigno rudimentale, un altro messaggio. E prima ancora - a dicembre - i due boss di Taurianova che si erano procurati le pistole in carcere e volevano fuggire dal furgone blindato che li stava trasportando da Palmi. E prima ancora - a novembre - il lanciamissili sequestrato a Taurianova. E le "sparatine" di ogni giorno, i cantieri saltati in aria di notte. E le "cimici" piazzate nelle stanze dei magistrati. Segnali di una guerra che sta per cominciare.

Sembra di essere tornati nella Palermo di tanti anni fa in questa Reggio che freme e teme, assuefatta a tutto fino a qualche anno fa e prigioniera delle sue signorie, oggi soffre la "presenza" di qualcuno che vuole cambiare le regole del gioco. Il ministero degli Interni ha inviato i suoi uomini migliori, la Finanza e l'Arma dei carabinieri hanno spedito in Calabria ufficiali di primissimo ordine, al Palazzo di Giustizia c'è stata una piccola grande rivoluzione. A metà, però. In procura sono arrivati dalla Sicilia il capo Giuseppe Pignatone e i suoi vice Michele Prestipino e Ottavio Sferlazza, una mezza dozzina di giovanissimi sostituti fuori dalla palude reggina completano la squadra. C'è anche un nuovo procuratore generale, Salvatore Di Landro. La bomba di Capodanno gliel'hanno piazzata neanche trenta giorni dopo il suo insediamento.

L'altra metà del Palazzo è quella di prima, soprattutto la magistratura giudicante. E in questi mesi, lì si decideranno i destini di centinaia di capimafiosi arrestati negli ultimi anni. È lì che finiranno prima o poi anche le oltre 600 richieste di custodia cautelare che "pendevano" fino al novembre scorso sulle scrivanie dei giudici per le indagini preliminari, un ufficio ingolfato. Altre 350 ne stanno per arrivare. È in questa città dove la mafia si era impossessata di tutto che i boss avvertono come una minaccia il "nuovo corso". La più potente organizzazione criminale d'Europa, la più tribale e insieme moderna - una "mafia liquida" l'ha definita l'ex presidente della commissione parlamentare antimafia Francesco Forgione paragonandola ad Al Qaeda per "l'analoga struttura tentacolare priva di una direzione strategica ma caratterizzata da una sorta di intelligenza organica" - sta studiando le mosse per rispondere all'attacco. Il primo dopo decenni. E lancia i suoi avvisi. Parla con le bombe che (per ora) non esplodono. Parla con le armi che (per ora) non sparano. Parla con un'auto abbandonata il giorno della visita del capo dello Stato.

© Riproduzione riservata (22 gennaio 2010)

 

 

 

 

 

2010-01-21

Il presidente della Repubblica ha elogiato il governo per la lotta alla criminalità: "Impegno molto positivo"

ed è tornato sugli incidenti della piana di Gioia Tauro. "Sull'immigrazione vanno garantite integrazione e legalità"

Napolitano, tensione in Calabria

Un'auto con bombe e armi sul tragitto

di GIUSEPPE BALDESSARRO

Napolitano, tensione in Calabria Un'auto con bombe e armi sul tragitto

Giorgio Napolitano

REGGIO CALABRIA - Una Fiat Marea rubata, con due fucili a pompa, due pistole, due ordigni rudimentali, una tanica di benzina e tre passamontagna è stata trovata a via Ravagnese Superiore a cento metri dall'aeroporto di Reggio Calabria, nelle vicinanze del tragitto che doveva seguire il presidente della Repubblica durante la sua visita nel capoluogo calabrese. Nella zona sono già in azione gli artificieri. Sono stati i carabinieri del comando provinciale a trovarla, durante un'opera di bonifica in vista del passaggio del capo dello Stato.

La circostanza non sarebbe in relazione con la visita di Napolitano: anzi, proprio in seguito alla presenza della polizia, l'auto è stata abbandonata dagli occupanti. Ma è comunque un segno della opprimente presenza della cosche nel Reggino, con un controllo che va da Gioia Tauro alla Locride, passando per Reggio, ferita lo scorso 3 gennaio dall'attentato alla Procura. Ma non si esclude che il ritrovamento dell'auto sia un segno di potere che la 'ndrangheta vuole dare, nel giorno della visita del presidente della Repubblica. La scoperta è stata fatta mentre il presidente stava partendo dopo aver partecipato alla Giornata della legalità. Napolitano è comunque riuscito a partire regolarmente.

La visita del presidente. "A Rosarno sono accadute cose brutte, pesanti. Uno scoppio di insofferenza che ha mostrato il peggio di ciò che si era accumulato nell'animo dei cittadini e degli immigrati. E' nostra responsabilità collettiva di rapresentanti dello Stato non aver saputo prevenire ciò che avremmo dovuto prevenire. Ora dobbiamo evitare che si ripeta e respingere luoghi comuni e pregiudizi che indicano la Calabria come luogo di intolleranza e di razzismo". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano oggi a Reggio Calabria dopo i fatti di Rosarno e dopo i gravi episodi di minacce nei confronti dei magistrati più impegnati contro la 'ndrangheta.

 

Il presidente della Repubblica ha chiesto "ordine e legalità nel mercato del lavoro" e nella regolamentazione dell'immigrazione. Solo così si può "avere futuro e sviluppo", ha detto partecipando alla Giornata della Legalità a Reggio Calabria. Napolitano ha invitato a "lottare contro la criminalità e l'intolleranza", e su questo "possono fare molto la società, il mondo imprenditoriale e il mondo sindacale". Il Capo dello Stato, che stamattina ha ricevuto in prefettura i vertici della magistratura, delle istituzioni e delle organizzazioni impegnate contro il crimine organizzato, ha voluto sottolineare come "ci siano segni confortanti". "L'impegno del governo in questi giorni è molto positivo", ha detto Napolitano ribadendo il proprio sostegno alle forze dell'ordine, alle istituzioni e alla società civile impegnata nella lotta contro il crimine organizzato.

All'incontro c'erano il procuratore nazionale Pietro Grasso, il procuratore generale Salvatore Di Landro, il procuratore della Repubblica, Giuseppe Pignatone, il procuratore di Palmi, Giuseppe Creazzo e il procuratore Antimafia, Franco Gratteri. E' stato un vero e proprio vertice per fare il punto - oltre che sull'immigrazione, anche su quella che è stata definita ieri da Napolitano "forse la più insidiosa organizzazione criminale" operante nel nostro Paese. All'incontro hanno partecipato il prefetto di Reggio Calabria, Varratta, e i comandanti dei Carabinieri, Mazzucca, e della Guardia di Finanza, Vatta.

Il capo dello Stato ha parlato di una battaglia condotta "con intelligenza, tenacia e preofessionalità" dalla magistratura calabrese contro la 'ndrangheta segna una svolta che promette molto bene per il futuro della Calabria. Stiamo vivendo una pagina nuova nella storia di questa regione", ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano esprimendo piena solidarietà ai magistrati per lo sventato attentato alla Procura Generale, che il capo dello stato ha definito "aggressione brutale".

Per quanto riguarda invece i fatti di Rosarno, Napolitano ha sottolineato che "tutti avremmo dovuto prevenire" quanto è successo; "ciascuno ha la sua responsabilità", ha detto. Quanto è accaduto ha tirato fuori "il peggio" di ognuno, ma "guai a pensare che gli immigrati portano violenza e che i cittadini di Rosarno sono razzisti". La Calabria è una regione "difficile e sfortunata, che deve mobilitarsi di più, ma non possiamo abbandonare i calabresi al pregiudizio", né "possiamo rimanere in semplice attesa. Napolitano ha anche ribadito il suo "pieno sostegno alla magistratura che si sta battendo con intelligenza e professionalità" per lo stato di diritto.

Napolitano ha definito "molto positivo" l'impegno dimostrato dal governo "in questi giorni" per fronteggiare i fenomeni legati all'immigrazione e quelli riconducibili alla criminalità organizzata. "Noi rappresentanti dello Stato - ha aggiunto il capo dello Stato - non dobbiamo fare fugaci apparizioni in Calabria, ma sviluppare un impegno sistematico contro la 'ndrangheta e per affermare la legalità".

Il capo dello Stato ha anche avuto colloqui con i rappresentanti delle istituzioni locali di Reggio Calabria, con i rappresentanti sindacali e delle associazioni impegnate nella difesa della legalità. Poi c'è stato un faccia a faccia con il presidente della Regione, Agazio Loiero.

In tarda mattinata al liceo artistico Mattia Preti c'è stato un incontro pubblico in occasione della Giornata della legalità promossa dalle consulte degli studenti calabresi con la partecipazione del ministro dell'istruzione Mariastella Gelmini. "Oggi ricordiamo, e per questo è un'occasione importantissima, quanti hanno pagato con il sacrificio della vita la loro testimonianza di fedeli servitori dello Stato", ha detto il ministro dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini, nel corso dell'iniziativa. "Noi - ha aggiunto - dobbiamo sempre tenere viva la loro memoria. Da questa terra, da cui partì giovanissimo, il giudice Antonino Scopelliti servì fedelmente il suo Paese rifiutando ogni forma di compromesso. Insieme a lui ricordiamo quanti hanno fino in fondo sacrificato la loro vita e che il loro insegnamento diventi stella polare nella lotta alla mafia".

A conclusione dell'iniziativa sulla legalità, Napolitano ha incontrato tre degli immigrati rimasti feriti nel corso degli incidenti accaduti a Rosarno. Il capo dello Stato ha stretto la mano ai tre extracomunitari, sincerandosi delle loro condizioni di salute.

© Riproduzione riservata (21 gennaio 2010) Tutti gli articoli di Cronaca

 

 

L'UNITA'

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2010-01-22

Così le 'ndrine marcano il territorio

di Marcella Ciarnellitutti gli articoli dell'autore

Una Marea nera. Una vecchia Fiat con il finestrino abbassato. E’ parcheggiata nei pressi dell’area super sorvegliata dell’aeroporto di Reggio Calabria da cui il presidente della Repubblica lascerà di lì a poco la Calabria. Risulterà rubata da alcuni giorni. La segnalazione "da fonte confidenziale" arriva ai carabinieri in una mattinata di pioggia. Scatta l’allarme. Un finestrino è abbassato. Dentro c’è un arsenale. Due fucili semiautomatici da caccia calibro 12, con le canne tagliate. Sotto il sedile del guidatore due pistole, una calibro 7.65 ed una 38 a tamburo, e due ordigni rudimentali, uno composto da un tubo di una trentina di centimetri e largo 12 ed un altro di 15 centimetri per 12, collegati con una miccia a lenta combustione, e tre passamontagna di colore verde. Nel bagagliaio, inoltre, è stata trovata una tanica da due litri con liquido infiammabile con attaccati fiammiferi antivento. In città c’è il presidente. È noto a tutti. La sua è una presenza che non passa certo inosservata. La città è stretta nella morsa del traffico ogni giorno. Lo è di più. Ci sono pattuglie ovunque. L’ipotesi di un attentato da portare a compimento non viene presa in considerazione da chi si trova a gestire i momenti della rimozione dell’auto e dei primi rilevamenti. Sembra prevalere su quella dell’atto estorsivo l’ipotesi di un gesto dimostrativo, di un segnale, da parte della malavita organizzata che vuole ribadire la propria presenza sul territorio proprio mentre il presidente ancora una volta portava la parola e l’impegno dello Stato. csm A Reggio Calabria oggi si riunirà la settima commissione del Csm. Qui è previsto un Consiglio dei ministri. Cosche in allarme. Troppa attenzione. In questa città nel mondo della malavita non c’è nessuno che possa vivere in autonomia. Non c’è nessuno che possa agire in proprio anche per i reati più insignificanti. Non è pensabile quindi che la ’ndrangheta non tenesse d’occhio la situazione e non condividesse quello che poteva essere valutato come "un segnale di minaccia e intimidazione nei confronti dello Stato forse, in un primo momento minimizzato" stando ad una valutazione dell’antimafia. "Questa vicenda è emblematica di quanto sia delicata la situazione" ha detto il procuratore della Repubblica, Giuseppe Pignatone che ha voluto "ringraziare il presidente della Repubblica per la solidarietà che è venuto ad esprimere solidarietà ai magistrati e ai calabresi" - aggiungendo che "il ritrovamento dell’auto con esplosivo conferma la situazione di difficoltà che si sta vivendo in città". La situazione sarebbe stata sempre sotto controllo. Tant’è che la notizia dell’allarme e del successivo ritrovamento è stata data al Quirinale quando il presidente era già rientrato a Roma.

22 gennaio 2010

 

 

 

 

Bonaiuti: "Una coincidenza inquietante"

"Certo è inquietante la coincidenza tra il giorno del ritrovamento e il momento dell'arrrivo del capo dello Stato, perchè fa seguito anche a quegli esplosivi che furono fatti trovare pochi giorni fa". Così Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e portavoce del Governo, ospite della rubrica 'Un Caffè con' su Sky Tg 24, commenta il ritrovamento ieri in Calabria di un'auto con esplosivo e armi a bordo.

"Occorre vedere - ha aggiunto Bonaiuti - quale sarà lo sviluppo delle indagini, però il peso del crimine organizzato viene duramente combattutto dal nostro Governo che ha fatto quanto nessun Governo ha mai fatto prima. Bisogna ancora di più intensificare".

22 gennaio 2010

 

 

 

 

 

Reggio, "intimidazione mafiosa" durante la visita di Napolitano

di Marcella Ciarnellitutti gli articoli dell'autore

Sceglie Reggio Calabria, il capoluogo sullo Stretto che guarda alla Sicilia, il presidente della Repubblica per rinnovare la sfida dello Stato alla ’ndrangheta, l’espressione in questa fase "più insidiosa" e forte di una criminalità organizzata che insanguina e condiziona da troppo tempo il Paese. Qui c’è stata all’inizio dell’anno "l’aggressione brutale" alla sede della Procura. A qualche decina di chilometri c’è Rosarno, la cittadina dell’attacco agli immigrati da parte di alcuni che per qualche momento sono sembrati tutti. E non era così. "Non potevo non essere qui" dice il presidente rinnovando la sua solidarietà ai magistrati "che si stanno battendo con straordinaria intelligenza contro la criminalità" che ha fatto tante vittime innocenti. L’abbraccio va a Rosanna, la figlia di Antonino Scopelliti, giudice ucciso dalla mafia diciannove anni fa.

Ma mentre il presidente parla nelle vicinanze della strada che di lì a poco dovrà percorrere per andare all’aeroporto viene trovata un’auto rubata, abbandonata in tutta fretta. A bordo c’è un arsenale. Il ritrovamento non viene messo ufficialmente in connessione con la visita del Capo dello Stato. Ma non viene esclusa la volontà di un segnale contro chi proprio in quelle ore sta dicendo che "la ’ndrangheta blocca lo sviluppo della Calabria e cerca di rubare la coscienza dei calabresi e conculca le loro libertà, il loro diritto a vivere serenamente, a vivere civilmente, attraverso la pratica della intimidazione, delle minacce, del ricatto. Bisogna sia chiaro a tutti gli italiani che la Calabria è in prima linea nella lotta contro la criminalità, è in prima linea nella lotta per la sicurezza e per la libertà nel nostro Paese. E tutti dobbiamo essere in prima linea con la Calabria".

Ma lottare al fianco di questa parte d’Italia significa anche non ignorare i problemi di un mondo del lavoro condizionato anch’esso pesantemente dalla criminalità. Gli immigrati, soprattutto i clandestini, vivono alla mercè dei trafficanti di braccia. "A Rosarno sono accadute cose brutte, pesanti. Uno scoppio di insofferenza che ha mostrato il peggio di ciò che si era accumulato nell’animo dei cittadini e degli immigrati. È nostra responsabilità collettiva di rappresentanti dello Stato non aver saputo prevenire ciò che avremmo dovuto prevenire".

Parla il presidente nell’aula magna del "Mattia Preti", un liceo artistico alla periferia di Reggio Calabria. Gli studenti vogliono "dipingere la città con i colori della legalità". Piccoli e grandi, emozionati tutti, alcuni impacciati, altri spavaldi, i ragazzi hanno fatto sentire le loro richieste, anche in musica e in versi, per cercare di non deludere le speranze che in essi vengono riposte. Sono il futuro. In sala ci sono il ministro Gelmini, che parla a nome di un governo che sta dimostrando "un impegno positivo" su questi temi ricorda il presidente, i magistrati, le autorità locali, i parlamentari della zona, l’arcivescovo, e tanti ragazzi. Ci sono anche i parenti delle vittime cadute per mano di mafia. La sorella di Falcone, la moglie di Fortugno. E ci sono tre immigrati che furono feriti negli scontri di Rosarno. Hanno gerbere tra le mani. Con loro che hanno avuto il permesso di soggiorno per motivi umanitari il presidente si è a lungo trattenuto. Un bacio affettuoso ha suggellato l’incontro. Napolitano è tornato a Roma. Al collo il cuore rosso della speranza dei ragazzi di Scampia, il quartiere difficile della sua Napoli.

21 gennaio 2010

 

 

 

2010-01-21

Napolitano a Reggio Calabria. "Rosarno, avremmo dovuto prevenire"

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha chiesto oggi "ordine e legalità nel mercato del lavoro" e nella regolamentazione dell'immigrazione. Solo così si può "avere futuro e sviluppo", ha detto partecipando alla Giornata della Legalità a Reggio Calabria. Napolitano ha invitato a "lottare contro la criminalità e l'intolleranza", e su questo "possono fare molto la società, il mondo imprenditoriale e il mondo sindacale". La Calabria è una regione "difficile e sfortunata, che deve mobilitarsi di più, ma non possiamo abbandonare i calabresi al pregiudizio", nè "possiamo rimanere in semplice attesa.

Napolitano ha anche ribadito il suo "pieno sostegno alla magistratura che si sta battendo con intelligenza e professionalità" per lo stato di diritto. "Non potevo non essere qui dopo l'aggressione brutale alla Procura generale di Reggio Calabria". Per sconfiggere la 'ndrangheta, che è il suo "nemico principale", la Calabria "che è una regione sfortunata, deve mobilitarsi di più, deve esprimere le sue energie e la sua capacità di reazione più di quanto non abbia fatto finora".

"È una Regione - ha sottolineato Napolitano - che non possiamo abbandonare al pregiudizio e alla calunnia. Noi sappiamo di dover fare molto per quello che riguarda ordine e legalità nel mercato del lavoro e del governo del fenomeno dell'immigrazione, e per avere più sviluppo, più lavoro, più occupazione, più futuro per i giovani in questa parte del paese. Questa è la questione fondamentale. Non possiamo rimanere in attesa di una trasformazione della regione tale da tagliare l'erba sotto i piedi alla criminalità organizzata. Dobbiamo però condurre questa lotta e per questo possono fare molto la scuola, le associazioni tutte le espressioni della società civile, il mondo imprenditoriale e sindacale".

"Stamani ho discusso - ha aggiunto Napolitano - delle esigenze di rafforzamento della magistratura e di tutto il dispositivo dello Stato in Calabria, e ho parlato con i rapresentatanti della società civile dell'importanza dei loro sforzi per ribellarsi al ricatto della 'ndrangheta. Ci sono segni confortanti in questo senso ed io mi complimento in questo senso con quanti continuano a impegnarsi in questa opera di rinnovata mobilitazione della coscienza civile".

Non mancano ovviamente i riferimenti a quanto accaduto a Rosarno nelle scorse settimane. "A Rosarno sono accadute cose brutte, pesanti. Uno scoppio di insofferenza che ha mostrato il peggio di ciò che si era accumulato nell'animo dei cittadini e degli immigrati. È nostra responsabilità collettiva di rapresentanti dello Stato non aver saputo prevenire ciò che avremmo dovuto prevenire. Ora dobbiamo evitare che si ripeta e respingere luoghi comuni e pregiudizi che indicano la Calabria come luogo di intolleranza e di razzismo".

"Guai a pensare che gli immigrati siano portatori di violenza e che i cittadini di Rosarno siano portatori di razzismo. Dobbiamo stare molto attenti". Il Presidente della Repubblica, a conclusione dell'iniziativa sulla legalità, ha incontrato tre degli immigrati rimasti feriti nel corso degli incidenti accaduti nei giorni scorsi a Rosarno. Il Capo dello Stato ha stretto la mano ai tre immigrati, sincerandosi delle loro condizioni di salute.

21 gennaio 2010

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2010-01-21

Napolitano a Reggio Calabria

Trovata auto con esplosivo

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21 gennaio 2010

Auto-arsenale trovata all'aeroporto di Reggio

'Ndrangheta, sequestrati a Roma beni per 5 milioni

VIDEO / Il sequestro della Gdf a Roma

STORIE DI 'NDRANGHETA / Calabria, dove "nulla è come sembra"

"A Rosarno sono accadute cose brutte, pesanti. Uno scoppio di insofferenza che ha mostrato il peggio di ciò che si era accumulato nell'animo dei cittadini e degli immigrati. È nostra responsabilità collettiva di rapresentanti dello Stato non aver saputo prevenire ciò che avremmo dovuto prevenire. Ora dobbiamo evitare che si ripeta e respingere luoghi comuni e pregiudizi che indicano la Calabria come luogo di intolleranza e di razzismo". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio

Napolitano.

Per governare il fenomeno dell'immigrazione ed evitare scoppi di violenza come quelli di Rosarno, occorrono "ordine e legalità", garantire i flussi di ingresso legale, lavorare per una effettiva integrazione degli immigrati, che è compito degli enti locali "ai quali lo Stato deve fornire risorse sufficienti", ha detto il capo dello Stato. Napolitano ha definito "molto positivo" l'impegno dimostrato dal Governo "in questi giorni" per fronteggiare questi fenomeni e quelli legati alla criminalità organizzata. "Noi rappresentanti dello Stato non dobbiamo fare fugaci apparizioni in Calabria, ma sviluppare un impegno sistematico contro la 'ndrangheta e per affermare la legalità", ha aggiunto.

La battaglia condotta "con intelligenza, tenacia e preofessionalità" dalla magistratura calabrese contro la 'ndrangheta "segna una svolta che promette molto bene per il futuro della Calabria. Stiamo vivendo una pagina nuova nella storia di questa regione", ha detto il presidente della Repubblica, esprimendo piena solidarietà al procuratore generale Salvatore Di Landro, e ai procuratori di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, e di Palmi, Giuseppe Creazzo per lo sventato attentato alla Procura Generale, che il capo dello stato ha definito "aggressione brutale".

Ma la visita di Napolitano a Reggio Calabria è stata caratterizzata anche dal ritrovamento di un'auto con esplosivo e armi a bordo, come pronta per un'estorsione, nei pressi dell'aeroporto di Reggio Calabria il giorno della visita del presidente della Repubblica. Una casualità troppo

particolare per gli investigatori dell'Antimafia, secondo i quali non c'è dubbio che si tratti di un "segnale allo Stato", anche se non certo diretto alla persona di Giorgio Napolitano. Ma altre fonti investigative escludono espressamente l'ipotesi del "messaggio" della 'ndrangheta.

Fatto sta che la visita di Napolitano in Calabria si è tinta di giallo con un allarme che non è certo stato sottovalutato.

21 gennaio 2010

 

 

 

 

 

Napolitano: "A Rosarno

non abbiamo saputo

21 gennaio 2010

STORIE DI 'NDRANGHETA / Calabria, dove "nulla è come sembra"

"Dai nostri archivi"

<span id="U2401229943544duD" style="">STORIE DI 'NDRANGHETA </span> Calabria, dove "nulla è come sembra"

La Calabria chiama tutti gli italiani

Rosarno, l'Egitto protesta Bossi: "Lì uccidono i cristiani"

Gli irregolari di Rosarno saranno subito espulsi

Rosarno, la procura indaga sul ruolo della 'ndrangheta

"A Rosarno sono accadute cose brutte, pesanti. Uno scoppio di insofferenza che ha mostrato il peggio di ciò che si era accumulato nell'animo dei cittadini e degli immigrati. È nostra responsabilità collettiva di rapresentanti dello Stato non aver saputo prevenire ciò che avremmo dovuto prevenire. Ora dobbiamo evitare che si ripeta e respingere luoghi comuni e pregiudizi che indicano la Calabria come luogo di intolleranza e di razzismo". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio

Napolitano.

Per governare il fenomeno dell'immigrazione ed evitare scoppi di violenza come quelli di Rosarno, occorrono "ordine e legalità", garantire i flussi di ingresso legale, lavorare per una effettiva integrazione degli immigrati, che è compito degli enti locali "ai quali lo Stato deve fornire risorse sufficienti", ha detto il capo dello Stato. Napolitano ha definito "molto positivo" l'impegno dimostrato dal Governo "in questi giorni" per fronteggiare questi fenomeni e quelli legati alla criminalità organizzata. "Noi rappresentanti dello Stato non dobbiamo fare fugaci apparizioni in Calabria, ma sviluppare un impegno sistematico contro la 'ndrangheta e per affermare la legalità", ha aggiunto.

La battaglia condotta "con intelligenza, tenacia e preofessionalità" dalla magistratura calabrese contro la 'ndrangheta "segna una svolta che promette molto bene per il futuro della Calabria. Stiamo vivendo una pagina nuova nella storia di questa regione", ha detto il presidente della Repubblica, esprimendo piena solidarietà al procuratore generale Salvatore Di Landro, e ai procuratori di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, e di Palmi,Giuseppe Creazzo per lo sventato attentatoalla Procura Generale, che il capo dello stato ha definito "aggressione brutale".

21 gennaio 2010

 

 

 

 

 

Auto-arsenale trovata nei pressi

dell'aeroporto di Reggio

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21 gennaio 2010

"Dai nostri archivi"

La Festa della Marina a Venezia

Un vero arsenale bellico è stato trovato dai carabinieri su un'automobile parcheggiata nei pressi dell'aeroporto di Reggio Calabria. La macchina, una Fiat Marea di colore scuro, si trovava in via Ravagnese. La scoperta è stata fatta durante i pattugliamenti predisposti per la visita del Capo dello Stato Giorgio Napolitano. L'episodio, stando a quanto si apprende, non è da collegarsi alla visita del presidente, bensì a una banda di criminali (probabilmente estorsori) che si sono sentiti in pericolo proprio per i pattuglioni delle forze dell'ordine che hanno vigilato per l'intera permanenza del Capo dello Stato a Reggio. Nell'auto sono stati sequestrati due fucili a canne mozze, due pistole (una a tamburo e una semi automatica), esplosivo, alcuni passamontagna e benzina. Il capo dello stato è comunque già ripartito dal capoluogo.

21 gennaio 2010

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